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#unlibroèunlibro L’hastag che sta cambiando la storia dell’editoria?

Lo scorso 31 ottobre un grandissimo evento social ha riportato all'attenzione di tutti noi un dibattito che si protrae da diverso tempo e che è carico di un'importanza indiscussa. Attraverso l'hastag #unlibroèunlibro e un sito ad esso dedicato, l'Associazione Italiana Editori ha dato avvio ad una polemica dal sapore completamente social sulla discriminazione in materia di trattamento fiscale dei libri cartacei e degli ebook. In Italia, infatti, l'IVA sui libri cartacei è al 4% perché considerati un bene utile alla diffusione della cultura nel Paese, mentre per gli ebook, considerati evidentemente bene di lusso, è al 22%. Ovviamente la polemica si è incentrata sul fatto che allo stesso modo dei "cugini" cartacei anche gli ebook rappresentano un veicolo della nostra cultura, un modo - forse più immediato e del quale servirsi - per diffondere la lettura, considerando che circa il 43% degli italiani legge soltanto un libro all'anno.

Il digitale ha fatto fatica a decollare in Italia, pregiudizi e spesso convenienze hanno rallentato la sua espansione, al contrario di quanto è avvenuto in altri paesi sia d'Europa che del mondo. Un cambiamento, però, si avverte sensibilmente: in Italia nel 2013 c'è stato un aumento del 34% sull'acquisto di e-reader, segnale che forse tanta disaffezione per il "nuovo" mezzo non si avverte poi così tanto. Era inevitabile, dunque, che lo scontro dovesse arrivare, che ci si dovesse porre la domanda del perché differenziare in modo così netto considerando esclusivamente la differenza di mezzo, con un contenuto che resta del tutto invariato.

Si potrebbe rispondere che il libro cartaceo ha una filiera diversa rispetto a quella del libro digitale, che i costi di fenomeni come le rese per l'editoria tradizionale sono un grande ostacolo che il digitale non deve affrontare. Ma probabilmente non è questo. In seguito al diffondersi sul web dell'hastag #unlibroèunlibro e delle foto di moltissimi personaggi illustri, come di persone comuni, con il loro pollice verso il basso, in Italia è stato approvato dalla Commissione Bilancio della Camera un emendamento della legge di stabilità per il 2015 che prevede proprio la riduzione dell'IVA dal 22% al 4% anche per gli ebook. Certo questo è solo l'inizio, non è ancora possibile cantar vittoria. Il più grande ostacolo è la stessa Unione Europea, dimostratasi sempre poco favorevole a questo tipo di equiparazione e per la quale gli ebook altro non sono che un mezzo da associare agli altri strumenti digitali e per questo come tale tassato. Il rischio è quello di una possibile multa da parte di Bruxelles, che in passato ha già avviato una procedura di infrazione contro Francia e Lussemburgo, colpevoli di aver ridotto eccessivamente la tassazione.

Ma al di là di questo, la considerazione che sorge spontanea è: bastava così poco? La circolazione di un hastag nel web per qualche giorno ha fatto di più di anni di discussione? La diffidenza alla quale ci siamo abituati porta a dire che forse è troppo facile, che c'è un trucco. Sarà che siamo abituati ad una certa superficialità quando si parla di digitale che ci stupisce tanta comprensione e tanta audacia. Per chi come noi lavora quotidianamente in totale sinergia con tutti i media a disposizione questo "scontro" del quale si è sempre tanto parlato non l'abbiamo mai avvertito, consapevoli del fatto che una cosa non ha mai escluso l'altra e che ciò al quale si andava incontro era ed è un potenziale enorme offerto proprio dalla forza sinergica dei media.

Ciò che forse abbiamo avvertito in OVOSTUDIO in questi anni è una speculazione sull'argomento, un'impreparazione al cambiamento, una convenienza nel mantenere invariate dinamiche ormai assodate. Un coraggio simile non ce lo aspettavamo certo dal nostro Paese, che ci ha abituati ad essere sempre l'ultima ruota del carro in quanto ad intraprendenza. Saremo ben contenti di ricrederci. Ma al momento manteniamo la nostra cinica e disincantata diffidenza, in attesa di essere stupiti.

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